1. La domus “del tralcio di acanto”

1. La domus “del tralcio di acanto”

 

Area urbana, quadrante sud-occidentale, non lontano dalla Via Emilia

Scavi Edoardo Brizio 1898, Scavi Salvatore Aurigemma 1933

È una delle più ricche residenze trovate a Claterna.

Nel 1898 furono individuati alcuni ambienti che rappresentano una piccola parte dell’intero complesso, di dimensioni sicuramente ben più ampie, ma del quale oggi sappiamo ancora poco.

Negli anni ’30 i pavimenti vennero riportati alla luce e in parte restaurati; uno di questi, decorato da un complesso motivo vegetale, venne interamente asportato ed esposto al Museo Civico Archeologico Bologna, per poi essere trasferito in anni recenti al resort Palazzo di Varignana dove è visibile. Una porzione di un mosaico geometrico con motivo a cancellata, anch’essa strappata, è esposta al Museo della città romana di Claterna.

Degli ambienti individuati, una grande sala (metri 6 x 9) venne interamente scavata; era pavimentata da tre tappeti musivi affiancati:

  • a sud, mosaico bianco e nero geometrico con motivo ‘a cancellum’ (= transenna) e bordo con motivo a meandro
  • al centro, fascia policroma figurata, con motivo a ‘tralcio d’acanto’ animato da foglie, fiori e uccellini; il disegno, impreziosito dalla varietà di tessere colorate di piccole dimensioni e dotato di un incredibile effetto tridimensionale, richiama un giardino schematizzato e idealizzato e fu adottato da artisti che lavoravano in Italia settentrionale, eredi di una tradizione più antica di origine greca; il tappeto, un pezzo di eccezionale bellezza, sottolineava il passaggio da una parte all’altra della stanza ed è stata datato alla seconda metà del I secolo a.C.
  • a nord, tappeto bianco uniforme con bordo a linee nere.

Visto il tipo di partizione e di decorazione gli studiosi hanno ipotizzato che la stanza fosse un triclinium (= sala per banchetti e ricevimenti); i letti tricliniari, ampi banconi in muratura su cui si adagiavano i commensali secondo la moda aristocratica del tempo, avrebbero trovato posto nel tappeto bianco, lasciando lo sguardo libero di ammirare il tralcio vegetale e, oltre a questo, il mosaico a cancellum.

Quest’ultima parte della stanza sarebbe servita come accesso e come disimpegno per gli inservienti che si avvicendavano nelle varie portate.
Furono individuate anche porzioni di altri ambienti, pavimentati ‘a cocciopesto’ (o ‘battuto cementizio a base fittile’) decorato con tessere musive, oppure con mattonelle fittili di forma esagonale e rettangolare.

Studi recenti basati su fotografie aeree e prospezioni geomagnetiche rivelano che la domus occupava un lotto rettangolare direttamente affacciato sul lato meridionale della via Emilia o molto vicino ad essa; probabilmente seguiva lo schema italico più tipico, caratterizzato dalla successione di atrio (a nord) e peristilio (a sud). Proprio su quest’ultimo si sarebbero affacciati gli ambienti riportati alla luce.