Area suburbana, a ovest del torrente Gorgara, a nord della via Emilia, via di Claterna
Scavi SABAP-BO 2000
Nella zona agricola sul retro dello stabilimento IMA, in occasione dei lavori per la realizzazione del nuovo parcheggio aziendale, è venuto alla luce un complesso artigianale di età romana imperiale (I–II secolo d.C.); era costituito da tre fornaci per la produzione di terrecotte: laterizi per il riscaldamento (‘tubuli’ per pareti e mattoni circolari per suspensurae), mattonelle pavimentali di forma rettangolare, tubuli da volta e vasellame. Il sito era completato da infrastrutture funzionali all’attività, come tettoie e buche di vario tipo.
Delle fornaci, una si presentava in eccezionale stato di conservazione, nonostante la scarsa profondità di affioramento; di forma rettangolare e di impianto canonico, aveva una camera di combustione interrata, sopra la quale si impostavano sei arcatelle in terracotta che dovevano sostenere il piano forato della camera di cottura.
L’accesso dall’esterno alla camera di combustione era garantito da un praefurnium (= tunnel di alimentazione), lungo un paio di metri, attraverso il quale entrava anche l’aria necessaria alla combustione. All’esterno il praefurnium comunicava, attraverso un’arcata, con un’ampia fossa sottoscavata, nella quale trovavano posto i fornaciai che provvedevano al rifornimento di combustibile.
Nulla della camera di cottura, nemmeno il piano forato si è conservato, ma il confronto con altri impianti del tutto analoghi permette di ricostruire la parte superiore della struttura: sul piano, forato in modo da permettere al calore di giungere uniformemente dalla camera sottostante, veniva impilato il materiale da cuocere, vasellame o laterizi che fossero. Una volta caricato il materiale, la camera di cottura veniva coperta da una calotta completamente chiusa, formata da nervature di tubuli, posti a incastro gli uni negli altri in modo da creare delle arcate, e rivestita di argilla cruda; numerosi resti di tali elementi sono stati trovati negli strati di demolizione.
I lavoratori erano riparati dalla luce solare mediante una serie di tettoie, che in parte ricoprivano anche le fornaci.
Il complesso, ubicato a qualche centinaio di metri dal suburbio occidentale di Claterna, era forse collegato ad una fattoria o addirittura a una vera e propria villa, probabilmente dislocata nelle vicinanze, ai piedi delle colline; il sito risulta ben servito, trovandosi a poca distanza dalla via Emilia e da un cardine centuriale che si inoltrava verso le colline.
La produzione fittile, sia di laterizi (mattoni, mattonelle, tegole, coppi, materiali vari per l’edilizia), sia di vasellame, faceva parte a tutti gli effetti delle attività rurali, diventando una risorsa aggiuntiva rispetto a quelle più tipicamente legate alla campagna, come la coltivazione e l’allevamento. Allo stesso tempo, le attività artigianali urbane, come quelle legate alla terracotta, erano ospitate nelle periferie, dove non creavano disturbo alla vita quotidiana.
Colpisce, fra le componenti edilizie prodotte nelle fornaci scavate presso lo stabilimento IMA, la presenza di laterizi più caratteristici dei contesti urbani, come i tubuli per riscaldamento oppure i mattoni circolari per supensurae; e non sfugge come questi elementi siano stati trovati in abbondanza anche a Claterna; è quindi molto probabile che questo polo artigianale sia stato creato soprattutto per rifornire il vicino mercato urbano.