9. Una necropoli nel suburbio occidentale di Claterna

9. Una necropoli nel suburbio occidentale di Claterna

 

Area suburbana, a ovest del torrente Gorgara, a nord della via Emilia, via di Claterna

Scavi SABAP-BO 2000

Gli scavi fatti nel 2000 nell’ex podere S. Pietro portarono alla luce una piccola necropoli di quattro tombe poste nei pressi di un incrocio fra la via Emilia e un cardine centuriale che si inoltrava nella pianura, verso nord, raggiungeva la zona pedecollinare, verso sud; anche se ci troviamo in una zona al confine tra campagna e città, è più probabile che le sepolture appartenessero a cittadini residenti a Claterna o nel suo immediato suburbio, piuttosto che ad abitanti di una azienda agraria esistente nelle vicinanze.

Le quattro tombe del podere S. Pietro si datano alla piena età imperiale (I-II secolo d.C.).
Le due meglio conservate erano contenute entro una cassa in mattoni romani ‘sesquipedali’ in cui furono deposti i cadaveri secondo il rito dell’inumazione; le casse erano poi coperte o da altri mattoni deposti in piano, oppure ‘alla cappuccina’ (= tegole disposte a doppio spiovente). Insieme al defunto venne deposto anche qualche oggetto di corredo: vasetti in terracotta, una lucerna, un balsamario in vetro.

Il rito dell’inumazione si affermò nel mondo romano solo tra il I e il II secolo d.C., mentre prima era prevalente quello dell’incinerazione o cremazione; nel secondo caso, prima sulla pira funebre veniva bruciato il defunto, in seguito se ne raccoglievano le ceneri, selezionandole fra i residui della combustione, e si deponevano nella tomba entro un’urna insieme agli oggetti di corredo.

La deposizione di oggetti di vario genere all’interno delle tombe, appunto i corredi, trova una spiegazione nel fatto che gli antichi Romani credevano in una forma di sopravvivenza dello spirito del defunto; nel sentire comune si riteneva che la memoria dei defunti dovesse rimanere nei vivi e nei loro discendenti, permettendo in questo modo che lo spirito rimanesse immortale.
Per tale motivo si prestava una particolare attenzione alle spoglie mortali e quindi ai riti effettuati sulla tomba, prima, durante e dopo il funerale.
Il ‘culto dei morti’ non finiva infatti con le esequie funebri: le tombe venivano regolarmente frequentate e visitate, in particolare durante le ricorrenze private e pubbliche dedicate.

Per citare solo alcuni esempi, la coena novendialis si teneva privatamente nove giorni dopo il funerale sul locus sepolturae, in adiacenza al sepolcro, mentre i Parentalia erano una ricorrenza pubblica molto importante, che cadeva in un periodo di nove giorni dal 13 al 21 febbraio.