8. Il suburbio orientale di Claterna: mansio, necropoli, area produttiva

8. Il suburbio orientale di Claterna: mansio, necropoli, area produttiva

 

Area suburbana, a est del torrente Quaderna (frazione di Osteria Grande), a nord e a sud della via Emilia

Scavi SABAP-BO 1988-in corso (in particolare, controlli in occasione di lavori edili di varia natura)

Nel 1988 gli scavi per l’impianto di una nuova rete fognaria furono la prima occasione per scoprire resti di un quartiere esterno all’area urbana, ma strettamente collegato ad essa; l’insieme di edifici, allineati e giustapposti lungo il margine settentrionale della via Emilia, venne parzialmente messo in luce, ma unitamente a vecchi dati di scavo, ha portato a una nuova visione d’insieme del suburbio orientale di Claterna, nel quale trovavano collocazione probabilmente una mansio, officine artigianali e una necropoli.

Le mansiones (= stazioni di sosta) erano strutture funzionali alla rete stradale; disposte a distanze regolari, furono create già in età tardorepubblicana a sostegno del cursus publicus (= servizio volto ad assicurare le comunicazioni postali e gli spostamenti di uomini e merci per conto dello stato), indispensabile per poter controllare gli ampi territori conquistati.
Venivano usate sia da persone di ceto medio-basso, come i mercanti, sia da persone di rango alto, come i funzionari o i comandanti militari, fino alla stessa corte imperiale; una rete capillare, che è nata per esclusiva iniziativa pubblica, ma che col tempo è stata ampliata anche con servizi ed edifici gestiti da privati.
Di tipologia e dimensioni molto diverse fra di loro, dovevano comunque garantire i servizi per chi doveva viaggiare; erano quindi dotate di stalle per gli animali da trasporto e il cambio del cavallo, alberghi e tabernae, officine per la riparazione dei carri, a volte anche di piccoli impianti termali; spesso ospitavano magazzini per le merci e spiazzi per lo svolgimento dei mercati.

Il complesso riconosciuto nel suburbio orientale di Claterna era collegato a una rete stradale particolarmente efficiente: non soltanto affacciava sulla via Emilia, nel punto immediatamente all’esterno della città dopo aver scavalcato il torrente Quaderna mediante un ponte di pietra; ma era dotato di una viabilità secondaria che permetteva l’accesso anche dal retro. Fra i reperti recuperati, si segnalano alcuni indicatori di attività artigianali: numerose scorie ferrose a profilo concavo-convesso, sul genere di quelle trovate anche nella Casa ‘del fabbro’, e ‘fritte’ in vetro di vari colori, materia prima per la soffiatura o la foggiatura di vasellame e altri oggetti.

Non mancano, infine, le tracce, peraltro per ora solo indiziarie, della presenza di una necropoli; sappiamo che in età romana non solo si rispettava rigorosamente la distinzione fra spazio destinato ai vivi e spazio destinato ai morti, ma si utilizzavano le strade principali per dare visibilità alle tombe, che in questo modo diventavano la memoria sociale della comunità urbana: le iscrizioni ricordavano a chi passava il nome dei defunti, quanto tempo avevano vissuto, i loro familiari e a volte anche la professione che avevano svolto o le cariche pubbliche che avevano ricoperto.

In mancanza per il momento di precisi dati di scavo, informazioni sparse rendono verosimile la presenza di un esteso sepolcreto pressappoco davanti all’attuale chiesa di S. Giorgio; sappiamo, inoltre, che dovettero esistere tombe segnalate da monumenti funerari, a giudicare dai frammenti architettonici decorati in materiale lapideo (calcare e marmo) che sono stati trovati in vari punti, anche dell’area urbana, all’interno di ‘calcare’ (= fornaci per la produzione di calce), dove evidentemente finirono in seguito all’abbandono di Claterna.

La legge romana prescriveva che le tombe dovessero disporsi ben fuori dai centri urbani e Claterna non faceva certo eccezione; per questo motivo le necropoli si trovano negli spazi suburbani.